From Olaus Magnus (1555) De Gentibus septentrionalibus; here from the 1561 translation, Histoire des pays septentrionaus, Ecrite par Olaus le grand, Goth, Archevêque d'Upsale, et Sovvrain de Svecie, et Gothie. Book I, chap. XIV, pp. 247v-248r. (Or in Italian, below, a fuller translation.)
Des poissons dits Xiphia, Monoceros, & Serra.
Top: Serra, ou sie; Middle: Xiphia; Bottom: Monoceros
A raison que ces poissons étrangs se trouvent és paîs Septentrionaus, il m'a semblé raison de les mettre au renc des poissons monstrueus. Car tout premier Xiphia n'êt semblable à animant qui soit, sinon qu'en quelque chose à la balene. Sa tête êt hideuse, resemblante à celle d'un crapaut, sa gueule fort profunde, comme un gouffre, faisant peur à ceus qui le regardent: ses yeus sont épouventables: son dos êt fait à pantes, élevé, & trenchant, comme la pointe d'un couteau: le meuffle fait en pointe. Ils font grand dommage à ceus qui naviguent le long de la côte, se mettant au devant d'eus, & perçant leurs vaisseaus pour les mettre à fonds. Le Monoceros êt un monstre marin, ayant une grande corne sus le front, de laquelle il perce les navires qui se trouvent au devant de lui, & les mets à fonds. Mais la bonté divine a pourveu aus navigants contre la mauvaitié de céte bête, la rendant tardive & fort lente, de façon que les mariniers la voyants, se peuvent aisement sauver, sans être aucunement offensés d'elle. Serra, ou sie, êt aussi bellue marine, longue de cors, ayant une tête faite en crête, & fort dure,& dentellee, comme une sie. Elle se passe par sous les navires, les fiant pour mettre à fonds ceus qui sont dedans, afin de puis après s'en paître. Il y a une autre sorte de sie, laquelle se dresse contre ceus qui font voile en mer, mais il ne les peut long tems suivre: car aprés avoir fait trente ou quarante stades, il se rejette en mer tout las.
From Storia d'Olao Magno de' costumi de' popoli settentrionali, tradotta per M. Remigio Fiorentino (1561), page 266r.
Di tre pesci, uno detto Sisia, l'altro Monocerose, il terzo Sega.
Perche questa bestia habita ne le acque Settentrionali, meritamente si deue con gli altri mostri congiugnere, perche la Sisia, secondo Alberto, al xiiij. lib. de gli animali. E un' animale, che a niuno altro è somigliante, solo ha qualche proporzione co'l Ceto. Ha il capo tutto horrido, come il Guso, ha la bocca molto profonda, a guisa d'un immenso baratro; con la quale spauenta, e mette in fuga tutti quelli che la risguardano; ha gli occhi horribili; sopra il dorso ha na punta eleuata, a somiglianza, & in figura di una spada. Ha il rostro acuto e tagliente; con il quale sfendendo, e forando le naui, le sommerge ne l'Oceano, in un luogo di Mauritania, che è detto Cotta, non lungi dal fiume Lisso, come Pli. afferma, nel xxxij. lib. al ij. cap. doue; come in un luogo doue habbia la sua prima origine, lungamente si conserua. Espesso se ne entrano ne li mari, e liti Settentrionali, come ladroni, e noceuoli hospiti, per far danno a tutti quelli che loro si incontrano, sorando li nauilij, e sommer gendoli. Son detti ancora questi pesci, Spade; li quali arriuano in Sicilia, e questi per la caccia, e preda che fanno de Zonni, e perchè se li mangiano, ingrassano sopra modo. Et in questo modo si prendono; come riferische Strabone al primo libro. Stanno in molti luoghi a la posta, & a la guardia di questi pesci Scafe barchette di due remi, & in un luogo alto sta uno a la guardia per tutte, ogni Scafa ha soli due, uno de li quali uoga, l'altro ha in mano una lunga hasta, e stassi sopra la prora. Hora come primi, colui che fa la guardia, con un suo cenno scuopre, e dimostra questo pesce; per quello che auanza fuor d el'acqua (perrche la terza parte di questa bestia resta ícoperta fuori de l'acque) subito a quella accostano la Scafa, quindi con quella hasta: forte percotendo la bestia, la ferisce, dípoi cauata la hasta del corpo, sensa il ferro: il qual ferro è hamato, & ageuolmente può l'hasta cauarsene, a quello si attacca una fune, e la ferita bestia uiene a tirare, finche cosi sbattuta, e fuggendo si uiene a stancare. Et allhora la tirano a terra, ouero dentro a la Scafa la mettono, se non è di troppò gran corpo, e se bene il ferro cascasse in mare non si perde però; perche è fitto in un' hasta di quercia, o di Abeto. Tale che per la grauezza de la quercia affondato li può far uenire a gallo, & ageuolmente rihauersi. Auuiene ancora a le uolte, che il remigante, dentro a la Scafa, e de la grande spada di questi pesci; ferito, consciosia che questa besta uenga in un furore, come un porco saluatico; tale che questa caccia è molto aspra, e periocolosa. Queste cose dice Strabone. Il Monocerote, è un Monstro marino, il quale ha nel fronte un grandissimo corno, con il quale può penetrare tutte le naui, che incontra, e ruinare, & insieme far perire gran moltitudine d'huomini. Ma in questo, la pietà diuina ha proueduto a li nauiganti, perche essendo questa bestia molto feroce, è tanto tarda, che essendo molto auanti ueduta, concede a coloro che temono di lei il potersi fuggire. La Sega è pure una bestia marina, d'un corpo smisurato, ha il capo pieno di creste, & duro, e dentato, come una sega, e questa notando sotto le naui, le sfende, e sega, accioche entrandoui dentro l'acqua, si sommergano gl'huomini, & ella si sazij de loro cadaueri. Un'atra sorte si truoua di Sega, la quale contra li nauiganti si dirizza, e poi che ha cosi caminati xxx. o xl. stadij, discende, e si abassa dentro al profondo del mare. Spesso auuiene, che da quella spada che hanno le Orche sopra il dorso, quando si dirizza essendo li pescatori feriti, se ne muuoiono. Et ancora toccando le Lologini, tirano a loro la mano tutta stupefatta, e morta.
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